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Oltre il Recovery –

Per quanto efficace possa essere, per quanto sostegno possa dare alla crisi economica e sociale, il rilancio dell’Italia deve partire dalla disponibilità finanziaria del Recovery, per arrivare a creare quegli investimenti “lungimiranti” che da troppo tempo la politica ha smesso di perseguire.

Dietro al Recovery ci deve essere un “progetto Italia”, un’idea a lunga scadenza di ciò che dovrà diventare il nostro Paese. Siamo l’eccellenza mondiale: enogastronomica, manifatturiera, di creatività, di arte e di turismo, ma che di tutti questi fattori ne sfruttiamo una minima parte.

E allora proviamo noi a mettere nero su bianco quello che riteniamo debba essere la base da cui partire per un rilancio vero, capace di toccare la vera economia e la micro economia territoriale: rilanciare l’ingresso di capitali stranieri in Italia.

Turismo straniero: 63 milioni di visitatori (fonti 2019) sono niente, rispetto a ciò che possiamo offrire. L’obiettivo del nostro Paese deve essere quello di accogliere almeno 200 milioni di turisti, decongestionando i “percorsi turistici classici” (città d’arte) per dirottarli su altre località grazie al rilancio di tutti i 43 aeroporti presenti in Italia che dovranno essere organizzati con funzioni specifiche (da intercontinentali a hub per i voli privati) in modo da essere sfruttati appieno e ben distribuiti a livello territoriale (esempio: tra Pescara e Bari non c’è nessun aeroporto operativo nonostante Foggia sia disponibile. Quale politica suicida ha causato questo disservizio?).

Dobbiamo consentire al turista straniero di acquistare il prodotto Made in Italy sia quando è in Italia, sia quando sarà tornato in patria. L’eccellenza dovrà tornare ad essere il mantra del nostro turismo.

Siamo in Puglia, e la nostra realtà locale della Valle d’Itria raggiungibile facilmente dall’aeroporto di Bari e da quello di Brindisi mostra da tempo un forte appeal nei confronti del turista straniero, che in taluni casi decide addirittura di sposare il clima, la cultura e la gastronomia locale decidendo di vivere stabilmente in questi territori.

Una volta ammirati trulli e masserie immersi tra gli ulivi della campagna ostunese, circondato da vicoli e muretti a secco, è probabile che il turista straniero o anche l’italiano del nord sogni di poter godere di questo paesaggio e questo clima tutto l’anno, o almeno di poterlo fare più di frequente. E allora una delle prime questioni pratiche che fa parte del “sogno” riguarda l’acquisto di un immobile. Non sarebbe male una villa con piscina nella campagna ostunese, un’oasi di libertà e un privilegio per pochi.

Perché certamente pochi sono coloro che possono permettersi il lusso di staccare dalla loro vita quotidiana e trasferirsi a vivere qui, ma di certo molti turisti stranieri sarebbero disponibili ad investire anche di più, una volta chiarita la questione della tassazione sui redditi in Italia e l’armonizzazione delle leggi fiscali del loro paese di origine con quelle del paese Italia. Senza contare il fatto che pochi sanno delle agevolazioni fiscali sia per i lavoratori impatriati, che per i residenti non domiciliati e del regime opzionale per i pensionati esteri.

Ma andiamo con ordine:

In questo articolo al fine di chiarire le idee e allo stesso tempo incentivare il turista straniero che vuole investire acquistando un immobile in Italia parleremo prima dell’applicazione dell’imposta ai non residenti per arrivare poi a quegli stranieri che decidessero di diventare residenti.

L’imposta per le persone fisiche in Italia ha un’aliquota progressiva che cresce all’aumentare del reddito imponibile. Semplificando, partiamo da un minimo del 21% , fino ad un massimo del 43%.

Su quale reddito?

Questa la prima questione da dirimere.

L’Italia ha optato per la tassazione mondiale (WORLDWIDE TAXATION). 

Questo è IL PRINCIPIO GENERALE in base al quale se uno straniero mette la residenza in Italia dovrà pagare in Italia le tasse sia sul reddito prodotto direttamente in Italia (reddito da immobili situati in Italia, di impresa o di lavoro autonomo svolti in Italia ad esempio) sia su redditi di fonte estera (al netto di un credito per imposte pagate all’estero).

Ma esistono una serie di eccezioni e agevolazioni che necessitano di una valutazione caso per caso.

Poniamo il caso in questa sede di uno straniero francese con redditi PRODOTTI in Francia che voglia acquistare una villa in Italia. Valutiamo il caso in cui continui a risiedere in Francia rispetto al caso in cui decida di spostare la residenza in Puglia.

Nel primo caso, tipico di coloro i quali acquistano una casa da investimento, da affittare per ottenere una rendita da locazione, rilevano l’adempiere alle formalità amministrative di registrazione dei contratti di locazione, di dichiarare in Italia i redditi conseguiti e di pagare le tasse sull’affitto percepito, oltre chiaramente alle varie tasse comunali (IMU , TASI e tassa rifiuti,..) spettanti.

Di norma fino a 4 unità abitative in locazione il nostro turista francese pagherà il 21% sull’affitto percepito + tasse comunali fisse.

Ma poniamo il caso che il nostro turista francese sia intenzionato anche a spostare la residenza in Puglia nella villa acquistata appunto per andare a viverci (almeno 183 giorni all’anno).

In questo caso allora si aprono nuovi scenari, perché se il turista francese decide di avviare un’attività di impresa per gestire gli affitti da locazione del/dei suoi immobili in Italia, allora ci sentiamo di consigliare da subito l’agevolazione fiscale per gli impatriati che permetterebbe di abbattere fino al 90% la base imponibile per coloro i quali dall’estero spostano la loro residenza in Puglia per un periodo di almeno 2 anni. Tale agevolazione permarrebbe almeno 5 anni estendibile di altri 5 (totali 10 anni) se il soggetto in questione acquista una casa in Puglia appunto, dove risiedere!

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